mercoledì 7 settembre 2011

Benvenuti al Sud, bentornati al Nord

Per festeggiare una persona speciale, qualche mese fa ho fatto andata-e-ritorno in giornata da Salerno a Milano. 11 ore di treno (grazie, TAV, grazie!) e tanto tempo per pensare. E' stato bello, anche se strano, camminare all'alba sul corso di Salerno e a mezzogiorno vicino alla Madonnina. 

E accorgermi che non sono più solo lombarda, non sono - e forse non sarò mai - del tutto campana. Sono un bell'ibrido, ecco. Ma è un ibrido divertente, che cerca di mettere paradossalmente a frutto il meglio dei due mondi.

Tipo: chi si era mai accorta che a Milano c'è una succursale di una premiatissima cioccolateria di Napoli? Eccovela qui, in tutto il suo splendore plurisede - e, a proposito... consiglio, consiglio, consiglio!!! Willy Wonka probabilmente si è ispirato da qui.

Tipo: ma quant'è divertente esclamare "ma che ciorta!" per il semaforo verde mentre attraverso via Meravigli - e poi ritrovare la stessa espressione sconvolta sui visi dei salernitani quando, poche ore dopo, borbotto "dài, nanìn!" all'indirizzo di un altro semaforo?

Tipo che quando sono al Nord mi beo della gente che fa 2000 cose, che corre, che ha le giornate piene. E mi sento fra i miei simili. Ma ogni tanto apprezzo anche i ritmi blandi del Sud, il relax del dopopranzo, le 5-6 pause caffé al giorno. E poi, signori, diciamocelo: avere la Costiera a mezz'ora di auto, non ha prezzo (per pagare il parcheggio, se ti va bene, c'è Mastercard. Se no, un rene).

Tipo che, forse, sarò sempre un'anomalia: una salernitana iperattiva, o una lombarda rilassata. Però intanto va bene così, mentre mi preparo a chiudere la prossima valigia per l'ennesima trasferta. E' bello aver avuto la sensazione fisica che i miei due mondi possono convivere. Magari con qualche salto mortale e qualche occhiaia, ma possono.

martedì 6 settembre 2011

Io non sono quello che faccio

(ossia: perché Saturalanx)

Io non sono quello che faccio. Dovessi sintetizzare in una frase due anni e mezzo di vita, sarebbe questa*.

Sono stata una ragazzina, e poi una early-twenties, fedele. Fedele a poche idee ma ben certe, a uno stile, a un progetto di vita. Poi la vita ha cominciato a scombinare le carte. E io ho trovato il mio sistema ideale, ossia, appunto, Io non sono quello che faccio.

Intendiamoci: non è un'apologia del disinteresse, e nemmeno del volta-gabbana, anzi. Ma affezionarsi troppo a un'immagine di sé, beh... fa male alla salute. Qualunque sia quell'immagine: un sogno, un lavoro, un hobby, l'aspetto fisico. Se quel qualcosa in cui ci identificavamo crolla, ci sentiamo persi. Se, dopo averci buttato tutte le energie, l'entusiasmo passa, sembra che il nostro ideale ci abbia traditi.

E allora, via libera al trasformismo. Alla parcellizzazione. Che poi è il mio modo di mantenermi viva. Curiosa. Di staccare per qualche mese dagli hobbies, se vedo che ne ho abbastanza, e poi ricominciare. Di sognare un futuro diverso da quello che mi aspettavo, e riuscire pure a entusiasmarmici. Di meditare da mesi lo studio della cucina cinese, senza mai decidermi. Di decidermi, invece, ad aprire questo blog.

Io non sono quello che faccio significa smettere di considerarmi "studiosa" o "ballerina" o "tagliaquarantvariabile". Io sono tutte queste cose, e tutte queste cose sono me; ma nessuna predomina, e poche sono davvero indispensabili. Un piatto pieno, appunto: Saturalanx. 


* Direte: bella scoperta, a 28 anni. Beh, meglio tardi che mai. ;)

Iniziare un blog in una fase di superlavoro...

... è probabilmente l'idea migliore della mia non intelligentissima vita.


Comunque, alea iacta est. Il Piatto è in linea... vediamo di che si riempirà. :-)